Gestioni condominiali

Rumori in condominio

Nel vivere quotidiano all’interno di un condominio, può capitare di percepire rumori molesti che superano la soglia della normale tollerabilità. Schiamazzi notturni, vibrazioni provenienti da impianti meccanici comuni – come ascensori, pompe di sollevamento o porte basculanti del garage – possono generare fastidi concreti, innescando tensioni tra condomini o con l’amministratore, ritenuto inerte nella risoluzione del problema.

Su questi temi è intervenuta anche la Suprema Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 7835/2025, esprimendosi su un caso emblematico: il rumore persistente prodotto dal motore dell’ascensore condominiale, rimasto tale nonostante gli interventi tecnici effettuati.

Il caso: rumori da ascensore e condominio sotto accusa

Alcuni condomini, esasperati dai rumori provenienti dal motore dell’ascensore, hanno citato in giudizio l’amministratrice e l’ente gestore chiedendo che il giudice accertasse il superamento del limite di tollerabilità acustica e ordinasse la cessazione delle immissioni rumorose. Dopo una prima sentenza sfavorevole, i ricorrenti hanno ottenuto solo parziale accoglimento delle loro ragioni in appello, decidendo quindi di rivolgersi alla Cassazione per ottenere un pieno risarcimento e l’eliminazione definitiva del disturbo acustico.

L’intervento della Cassazione: il problema va risolto, non solo attenuato

La Suprema Corte ha censurato la decisione del giudice d’appello per non aver valutato un aspetto centrale: se gli interventi eseguiti avessero davvero eliminato il problema alla fonte. Infatti, secondo il principio espresso dalla Cassazione, le immissioni rumorose sono un fenomeno che si protrae nel tempo: non basta che siano state "ridotte", se continuano a generare disagio devono considerarsi ancora esistenti.

La Corte ha ribadito che non si tratta di un evento isolato, ma di una condizione dannosa continuativa, che richiede una verifica puntuale da parte del giudice: è compito del tribunale accertare se le opere di manutenzione abbiano realmente posto fine al disturbo, o se il fenomeno si stia ancora manifestando.

Conclusione: quando il silenzio è ancora lontano

Il principio sancito dalla Cassazione è chiaro: il giudice deve accertare la persistenza del fenomeno rumoroso e non fermarsi alla semplice constatazione degli interventi effettuati. Se le immissioni superano la soglia di tollerabilità e continuano nel tempo, il problema non può considerarsi risolto.

Per i condomini, ciò significa che anche dopo gli interventi tecnici, è possibile richiedere ulteriori verifiche e tutele legali se il disagio acustico perdura. Un richiamo importante, sia per gli amministratori di condominio sia per chi subisce rumori molesti: la manutenzione deve essere efficace, non solo formale.

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