Quando un inquilino smette di pagare l’affitto o le bollette, il proprietario si trova spesso in una situazione difficile. Una domanda molto frequente è se sia possibile interrompere l’erogazione dell’acqua in caso di morosità. La questione va affrontata con attenzione per evitare gravi conseguenze legali. Vediamo cosa prevede la legge italiana, quali sono i diritti e i limiti del locatore, e quali soluzioni può adottare in caso di morosità.
Il primo elemento da analizzare è l’intestazione delle utenze. È questo che stabilisce chi è giuridicamente obbligato a saldare le fatture.
Se le utenze sono intestate all’inquilino, eventuali mancati pagamenti sono a suo carico. Il fornitore potrà agire solo contro di lui. Tuttavia, il proprietario può subire conseguenze indirette: i contatori potrebbero essere sigillati e, alla fine del contratto, dovrà occuparsi della riattivazione per poter riaffittare l’immobile.
Se le utenze sono intestate al proprietario, è lui il responsabile dei pagamenti. In questi casi, è fondamentale che il contratto di locazione contenga una clausola che obblighi l’inquilino a rimborsare le spese. Senza tale previsione scritta, sarà più difficile tutelarsi. In caso di morosità, il locatore dovrà saldare le bollette per evitare l’interruzione del servizio e poi agire legalmente per recuperare quanto dovuto.
Interrompere l’erogazione dell’acqua a un inquilino moroso è vietato dalla legge. I servizi essenziali come acqua, luce e gas sono protetti, e chi li interrompe arbitrariamente rischia una denuncia penale per esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 392 Codice Penale).
L’articolo punisce chi, per far valere un presunto diritto, agisce autonomamente con violenza sulle cose invece di rivolgersi al giudice. La pena prevista è una multa fino a 516 euro, su querela della persona offesa.
La giurisprudenza è chiara. La Corte di Cassazione, con sentenza n. 13407/2019, ha ribadito che anche se l’intento è legittimo – come evitare costi non dovuti – non si può procedere senza un intervento giudiziario. Questo principio vale anche per i rapporti di locazione: l’unica strada è quella legale.
Anche in presenza di un affitto non registrato, il locatore non può interrompere le utenze. La legge penale si applica comunque. L’unica soluzione per liberare l’immobile da un inquilino moroso, anche se non esiste un contratto registrato, è passare dal giudice.
Se l’inquilino non paga le utenze intestate al proprietario, quest’ultimo deve agire per vie legali. Dopo 20 giorni di ritardo nel pagamento dell’affitto, può avviare una procedura di sfratto per morosità tramite avvocato.
Se l’inquilino non paga neanche dopo l’intimazione, il giudice convaliderà lo sfratto e stabilirà una data per il rilascio dell’immobile. Se l’inquilino non lascia spontaneamente la casa, sarà necessario ricorrere all’ufficiale giudiziario e, in caso di resistenza, anche alle forze dell’ordine.
Non è raro che l’inquilino, al termine del contratto o dopo uno sfratto, lasci l’appartamento senza saldare le bollette. In questi casi:
Se le utenze erano intestate all’inquilino, i debiti restano a suo carico.
Se erano intestate al proprietario, sarà lui a dover pagare per evitare interruzioni e successivamente potrà tentare un recupero legale, ad esempio chiedendo un decreto ingiuntivo. Questo strumento consente al creditore di agire legalmente sul patrimonio del debitore, anche con il pignoramento dello stipendio.
Per prevenire queste problematiche, il proprietario può adottare alcune accortezze:
Verificare l’affidabilità dell’inquilino prima della firma del contratto, ad esempio richiedendo buste paga o CUD.
Intestare le utenze direttamente all’inquilino, così che eventuali insolvenze non ricadano sul locatore.
Inserire nel contratto clausole precise sul pagamento delle utenze e sulle conseguenze in caso di mancato rimborso.
Richiedere un deposito cauzionale adeguato, utile anche per coprire danni o spese non saldate.
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